IL RUOLO DEI GENITORI NELL'OSSERVARE IL BAMBINO NELL'AMBIENTE
Le funzioni visive fondamentali raggiungono la completa maturazione nei primi 5
anni di vita. Durante questo periodo critico, una riduzione visiva o una
alterata formazione di immagini sulla retina provoca di conseguenza alterazioni
anatomiche e funzionali delle strutture nervose deputate alla visione che con il
tempo possono divenire irreversibili.
Un depistage oculistico effettuato nei primissimi mesi di vita consente di
individuare precocemente il deficit visivo e un gran numero di affezioni oculari
(ad. Es. cataratta e glaucoma congenito, strabismo) potrebbero essere trattati
con ottimi risultati. La individuazione precoce di un deficit visivo è
importante non solo per giungere ad individuare esattamente la causa del deficit
visivo stesso, ma anche per rieducare efficacemente la funzione visiva (ad es.
attraverso l'uso di lenti, esercizi ortottica, terapie farmacologiche ecc.).
Un altro importante aspetto nella individuazione precoce dei disturbi visivi è
data dalla prevenzione di effetti collaterali negativi che possono insorgere e
penalizzare non soltanto il normale processo psicologico ed evolutivo del
bambino, ma anche quello psicomotorio.
Il ruolo dei genitori nella diagnosi precoce
Ogni genitore di un bambino con sospetti problemi visivi può essere in grado di
svolgere una funzione terapeutica attraverso un oculato e calibrato programma di
formazione.
Il coinvolgimento dei genitori può avvenire nel momento in cui il bambino viene
dimesso dall'ospedale e affidato alle cure dei genitori. In famiglia la mamma ha
la possibilità di osservare il comportamento del proprio figlio; è importante,
ad esempio, osservare le interazioni di tipo visivo tra il bambino e la madre,
come la risposta al sorriso o l'apertura della bocca alla vista del biberon, si
potranno avere dai genitori osservazioni ed annotazioni estremamente preziose ed
interessanti, che possono rilevare un funzionamento sospetto o anomalo rispetto
ai parametri normali.
In primo luogo, ogni genitore deve sapere quali sono le principali funzioni
visive che il bambino sviluppa dalla nascita, e quali comportamenti può
manifestare ad ogni età. Lo schema n. 1 mostra la sequenza evolutiva dello
sviluppo visivo.
Età cronologica maturazione delle risposte a livello visivo
0-1 mese resta attenzione alla luce; debole e limitata capacità di fissazione
1-2 mese segue oggetti e luci in movimento; presta attenzione a stimoli nuovi e
complessi.
2-3 mesi matura la capacità di fissazione, convergenza e focalizzazione
oculare.
3-4 mesi movimenti oculari più lineari ed aumento dell'acuità visiva; manipola
ed osserva gli oggetti.
4-5 mesi sposta lo sguardo dagli oggetti alle parti del corpo; tenta di
raggiungere e spostarsi verso gli oggetti; esplora visivamente l'ambiente;
riconosce visi familiari ed oggetti
5-6 mesi raggiunge ed afferra gli oggetti
6-7 mesi movimenti oculari completi e coordinati; sposta lo sguardo da un
oggetto ad un altro; cerca e ritrova oggetti caduti.
7-8 mesi manipola oggetti guardandoli.
9-10 mesi ottima acuità visiva; imita le espressioni del viso.
11 mesi – 1 anno e ½ tutte le funzioni visive giungono a maturazione.
1 anno e ½ - 2 anni appaia oggetti; imita azioni.
2 anni – 2 anni e ½ appaia colori e forme; esplora visivamente oggetti
distanti.
2 anni e ½ - 3 anni appaia forme geometriche; disegna rudimentali cerchi.
3-4 anni buona percezione della profondità; discrima molte forme.
Da uno studio americano sono emerse due indicazioni importanti:
1- i genitori di bambini di 2 anni erano spesso accurati nella diagnosi
2- con bambini di età inferiore ad un anno, i genitori non erano nella maggior
parte attendibili nella diagnosi.
I dati mostrano quindi che i genitori spesso non sono capaci di rilevare lo
strabismo nei loro bambini, ma quando riescono a farlo, le loro osservazioni
sono corrette; ciò indica la necessità di ampliare e migliorare i programmi
per effettuare indagini visive di routine gestite direttamente dai genitori
stessi. Osservazioni rilevanti sul funzionamento visivo del bambino possono
essere raccolte attraverso un protocollo di indagine formulato in termini chiari
e semplici, ma che aiutano il genitore a focalizzare l'attenzione sui
comportamenti chiave da osservare.
Utilizzare oggetti familiari al bambino, come penne luminose, bamboline,
blocchi di diversa grandezza e colore, piccoli strumenti musicali e così via,
si potranno studiare le risposte a livello visivo e visivo-motorio del bambino,
riconoscendo pertanto diverse funzioni dell'apparato visivo, come:
a- La risposta pupillare: per scoprire se la pupilla risponde alla luce,
all'inizio possiamo osservare soltanto la pupilla senza stimolarla. Quindi,
possiamo dirigere una piccola luce sull'occhio del bambino da una distanza di 30
cm. Circa ed osservare se la pupilla si contrae, si dilata. O non subisce alcuna
modificazione. In genere possiamo affermare che, se le pupille si contraggono
alla presenza della luce, il bambino mostra capacità di reazione ad una fonte
luminosa. Se le pupille non rispondono a tale stimolazione, occorre osservarle
ancora dopo che il bambino è rimasto in una stanza buia per un certo periodo di
tempo. Usando una riga millimetrata, si possono misurare più accuratamente i
cambiamenti nella grandezza pupillare. Togliendo la luce dalla stanza, possiamo
verificare l'aumento di contrazione; occorre inoltre presentare la luce da
diversi punti e non soltanto di fronte.
b- La deviazione degli occhi: possiamo dirigere una luce sugli occhi del bambino
da una distanza di circa 30 cm. E notare se la luce si riflette nei medesimi
punti in entrambi gli occhi. Se la luce in un occhio si riflette in un punto
diverso dall'altro occhio, possiamo notare una deviazione. È opportuno
proiettare la luce in differenti punti dell'occhio e variare la distanza.
c- Il riflesso palpebrale: movendo la mano di scatto verso il viso del bambino,
questi, per reazione, abbassa le palpebre. Occorre fare attenzione, però, nel
non creare un leggere spostamento d'aria movendo la mano troppo in fretta, in
quanto il bambino potrebbe abbassare le palpebre in risposta all'aria, piuttosto
che allo stimolo visivo.
d- La dominanza oculare: mentre si dirige una luce o un piccolo oggetto da una
distanza di circa 30 cm. Verso l'occhio del bambino, coprire alternativamente
ogni occhio ed annotare se il bambino manifesta alcuni cambiamenti nel
comportamento.
e- La preferenza di campo visivo: presentare al bambino 2 luci o 2 soggetti
identici. Collocarli quindi simultaneamente a destra ed a sinistra rispetto al
campo visivo del bambino e registrare se il bambino risponde agli oggetti
presentati in entrambi i campi oppure mostra la preferenza per uno soltanto.
f- L'abilità di seguire un oggetto: utilizzare luci, giocattoli o piccoli
oggetti che possono attirare l'attenzione del bambino. Presentare una luce o un
oggetto entro il campo visivo del bambino e muoverlo lentamente a destra, a
sinistra, sopra, sotto e circolarmente: registrare se il bambino localizza
l'oggetto, se vi presta o no attenzione, quanto a lungo riesce a mantenere
attenzione visiva.
Annotare ancora se il bambino compie il movimento con la testa, con gli occhi o
con entrambi, se il seguire è lineare o a scatti ecc.
g- L'abilità di raggiungimento di luci e oggetti: porre luci, giocattoli o
altri oggetti interessanti per il bambino a vari livelli e direzioni rispetto
alla sua posizione ed osservare se il bambino si gira verso tali oggetti e li
raggiunge; far rotolare tappi o palline di fronte al bambino e notare se li
guarda o cerca di spingerli.
Il ruolo dell'insegnante
Si rende necessario l'apporto determinante dell'insegnante che più di ogni
altro, ha occasione di osservare il comportamento del bambino lungo tutto l'arco
della giornata scolastica. L'insegnante, quindi, può rappresentare il primo
consulente che, rilevata la condizione anomala o patologica, invia o segnala il
caso allo specialista, o avverte tempestivamente i genitori del problema, magari
anche consigliando loro i provvedimenti da adottare.
Accanto a questa funzione, l'insegnante ha la necessità di valutare in termini
precisi ed accurati il livello di funzionamento visivo del bambino, in modo da
proporre sin dall'inizio materiale didattico adeguato, calibrare gli obiettivi
della programmazione alle possibilità del bambino, predisporre l'ambiente
fisico, in modo da organizzare e disporre adeguatamente la classe.
Un primo tipo di valutazione può essere effettuata attraverso una scheda di
osservazione che "pilota" l'attenzione dell'insegnante verso eventuali
problemi manifestati dal bambino e connessi ad un difettoso funzionamento della
vista e/o degli annessi oculari. Possono essere attuate dall'insegnante una
serie di attività specifiche volte a valutare l'efficienza visiva del bambino
in rapporto alle normali richieste scolastiche. Sono stati proposti 3 livelli di
attività:
1°- attività per determinare se il bambino possiede un residuo visivo:
- utilizzare risposte riflesse: il bambino muove la testa o la gira quando un
oggetto viene mosso verso il suo viso?
La pupilla dovrebbe restringersi se c'è un residuo; anche un'attenzione visiva
limitata può rivelare la percezione della luce.
2°- attività per determinare se il bambino sta utilizzando la vista o il
tatto:
- chiedere al bambino di contare una serie di 3 fori disposti in 5 file; il
bambino conta i fori con la vista o con il tatto?
- Utilizzare 2 basi forate e dei cilindri neri; prendere i cilindri ed infilarli
nei fori di una base, e chiedere al bambino di fare la stessa cosa con l'altra
base; il bambino ripete la stessa cosa utilizzando la vista, il tatto o
entrambi?
3°- attività che richiedono attenzione visiva:
- prendere un cubetto colorato e chiedere al bambino di prenderne uno dello
stesso colore.
- Chiedere al bambino di infilare perle di vari colori e forme osservando un
modello.
- Presentare una penna luminosa e muoverla da sopra a sotto, da destra a
sinistra.
L'illuminazione dell'ambiente è una variabile molto importante nell'utilizzo della vista; l'insegnante può variare sistematicamente le condizioni di illuminazione su tutte le attività, e valutare quale grado di illuminazione risulta migliore per il bambino. Queste variazioni di luminosità possono riguardare la lampada appesa al soffitto, come pure alzare o abbassare il paralume o utilizzare luci supplementari. Infine, è opportuno registrare le risposte del bambino in relazione all'attività svolta su un'apposita scheda di osservazione, che tenga in considerazione tutte le variabili che influenzano la percezione visiva.
CONCLUSIONI OPERATIVE
Sembra utile, a questo punto, ribadire la necessità di potenziare ulteriormente
le misure di profilassi visiva in età neonatale, prescolare e scolare, per
intervenire con tempestività ed efficacia su problematiche patologiche. Se
consideriamo ad esempio, l'ambliopia (un deficit della percezione visiva di una
certa entità tanto da esser responsabile di più perdite visive che non le
malattie ed i traumatismi oculari messi insieme), un recupero funzionale di
questa malattia è inversamente proporzionale all'età di avvio della
riabilitazione del paziente, ed i migliori risultati si ottengono tra i 3 ed i 4
anni di età. Occorre riconsiderare la figura chiave dei genitori di bambini con
deficits visivi ed il ruolo dell'insegnante di sostegno secondo un'ottica
riabilitativa pluridisciplinare in cui tutte le componenti che
"ruotano" attorno al deficit svolgono una funzione estremamente
importante.
Questionario per la rilevazione di sintomi relativi ad eventuali problemi della
vista in attività scolastiche
1- fenomenologia dell'occhio, ovvero come l'occhio appare
- uno dei due occhi guarda verso l'esterno o l'interno
- gli occhi sono arrossati
- gli occhi lacrimano eccessivamente;
- le sopracciglia sono incrostate.
2- lamenti dell'allievo quando utilizza la vista:
- mal di testa alla fronte o alle tempie;
- sensazione di bruciore dopo avere letto;
- nausea o giramento di testa.
3- Segni comportamentali di problemi visivi:
- mentre legge, gira la testa;
- durante la lettura perde spesso il punto;
- omette ripetutamente le parole;
- ripete alcune righe o le salta senza accorgersene;
- si lamenta di vedere doppio;
- sbatte gli occhi o ne copre uno;
- quando lavora a tavolino, piega la testa n modo molto accentuato;
- scrive in modo inadeguato, senza rispettare lo spazio e rimanere dentro le
righe;
- non riesce ad allineare correttamente serie di numeri;
- confonde parole che hanno una lettera iniziale simile;
- quando scrive o copia, inverte le lettere o le parole;
- ripassa le lettere con le dita per decidere se gli stimoli sono uguali o
diversi;
- dopo un po' che legge, riduce la qualità della comprensione;
- tiene il libro troppo vicino a sé;
- socchiude gli occhi per vedere meglio ciò che è scritto alla lavagna;
- si strofina gli occhi dopo brevi periodi di attenzione visiva.