LA VISIONE NEL NEONATO
Preliminarmente è utile ricordare che esistono più canali di trasmissione
dell'impulso visivo molto diversi per entità e per funzione. Esaminiamoli nel
dettaglio:
a) La via retino-genicolata-corticale. E' la via principale ed il contingente più
rilevante. E' il canale di trasporto delle informazioni relative all'acutezza
visiva attraverso la percezione del contrasto, delle dimensioni, della forma,
del colore, ecc.
b) La via retino-mesencefalica (retino tettale e retino-pretettale). La via
retino pretettale presiede a funzioni essenzialmente pupillomotorie; la via
retino tettale si proietta principalmente al collicolo superiore. Per i
vertebrati inferiori è la via visiva principale, per l'uomo rappresenta un
sistema primitivo, che continua ad avere una certa rilevanza nelle prime
settimane di vita.
c) Il tratto ottico accessorio. E' responsabile dei movimenti oculari riflessi
di stabilizzazione e presiede alla elaborazione delle oscillazioni involontarie
e rapide più o meno ritmiche dell'occhio (nistagmo optocinetico).
d) La via retino-ipotalamica. Ha una funzione cronobiologia nella regolazione
dei ritmi circadiani.
LA CAPACITA' VISIVA DEL NEONATO
Nelle primissime settimane di vita di un bambino i suoi occhi funzionano come
quelli degli animali inferiori, che utilizzano vie interamente crociate e
sottocorticali.
Alla nascita il neonato è in grado di percepire solo stimoli maldefiniti che
eccitano i campi recettivi della periferia retinica e che evocano movimenti
riflessi saccadici finalizzati a localizzare, senza una sufficiente analisi del
messaggio visivo, e con il predominio di riflessi motori posturali e
vestibolari.
Studi recenti mettono in dubbio tale affermazione compreso il fatto che alla
nascita il bambino usi solamente la via extragenicolata. E' stato infatti
osservato che fin dal primo giorno di vita è possibile ottenere una risposta
alla stimolazione con P.E.V. pattern, questo suggerisce che probabilmente
l'attività corticale è già presente.
Per quanto riguarda l'acutezza visiva si ritiene che un potere risolutivo di
10/10, come quello dell'adulto sia raggiunto dal bambino entro il sesto mese.
Bisogna dire che spesso erroneamente si impiega l'acutezza visiva per
quantificare la capacità visiva di un individuo, questo è molto riduttivo ed
esclude funzioni fondamentali come il campo visivo, il senso cromatico, la
sensibilità al contrasto, il senso luminoso.
LA MOTILITA' DEL BAMBINO
Il riflesso di fissazione è già presente dalla nascita, nei primi quattro mesi
di vita si sviluppano le principali funzioni monoculari e binoculari sia
sensoriali che motorie. Sempre in questo periodo si sviluppano la convergenza e
l'accomodazione, così come i movimenti orizzontali rapidi.
Tra quarto e sesto mese il bambino è in grado di fissare un oggetto, di
seguirne il movimento e di volgere lo sguardo verso uno stimolo visivo. Al sesto
mese matura lo sviluppo della visione binoculare singola, si registra anche un
certo grado di acutezza stereoscopica.
I primi mesi sono importanti per lo sviluppo della funzione motoria e
sensoriale, il periodo che va dai sei mesi fino ai 10-12 anni è decisivo per il
raggiungimento della stabilità visiva.
Sono gravi i danni all'apparato visivo verificatosi primi dei sei mesi di età,
essi sono spesso irreversibili. Dopo i sei mesi i danni generano un regresso
delle facoltà visive acquisite, un trattamento tempestivo sarà in grado di far
recuperare le potenzialità perse.